martedì 9 luglio 2013

(una precisazione)

Però quando sono felice sono felice davvero e
quando cado cado da posti altissimi e
immensi e dura così tanto e voi non sapete quanto
è durato, né le cose che ho visto.

Anche io posso non sapere tante cose: per esempio
non so ancora di essere completa.
Non sono capace di capirlo, né di impararlo
a memoria, e sento il dolore ad arti che non ho mai avuto.

Oppure: che la paura di morire si fa pesante e diventa
minaccia, fino a che mi piego e diventa desiderio e allora
io mi spezzo, e sopravvivo. L’ho fatto ogni giorno e non so ancora
– ad esempio – che posso farlo ogni giorno.

Non conosco cibo che non sia un precetto o una mattina
che non sia un agguato. Ogni orgasmo è un posto gelido
in cui respirare è imprudente, dove non esiste
la tua voce, e dove non puoi toccarmi.

Quindi, è ovvio, non so niente del sesso.
Fare la spesa è un atto di coraggio,
ogni carezza è coazione, immolazione
o giuramento. Non so niente del gioco

della caccia, né del tempo.
L'amore non mi ha mai chiamata a letto
ma solo a passeggiare sui dirupi
voi non sapete quanto orrore c'è nel vuoto

o la solitudine del bordo o il sollievo
di distogliere lo sguardo e che ogni volta
è una morte scampata per poco, non sapete cos'è
tornare: io non so il riposo.

E mi mette in mano coltelli e devo stringerli: da una parte
o dall'altra. Per questo non so niente
dell'amore e voi non sapete il mio amore
e che il coraggio,

– la prima volta lo sapevo bene
e la seconda lo sapevo meglio – tutto il coraggio

è questo: ci separa la linea delle fiamme, ma se faccio
un passo posso toccarti e allora dico: ti prego,
chiamami. E chiudo gli occhi e il resto è una consegna
della pelle al fuoco; il resto è conseguenza.

Per questo io non conosco la danza, la libertà
o la rinuncia. Non è colpa di nessuno, eppure
bisognerà vederlo: l'aria mi strappa la pelle
come se ne avessi altra e io non avrò mai il vostro

amore, e voi non avrete mai il mio stupore.

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