martedì 9 luglio 2013

(raccolti da terra) n.2

Poi, io dico sempre di non poter scrivere se non di me stessa perché sono nata senza fantasia, non so inventare le cose, in realtà non so nemmeno come sia umanamente possibile dire qualcosa che non è mai stato, eppure basterebbe una passeggiata a Roma Est per rendere chiunque in grado di scrivere un racconto. 
Per esempio: una donna con la gonna lunga, il viso avvolto nelle bende come un ninja, che di notte fruga nel cassonetto alla ricerca di vestiti. Poi  comincia a parlare e si scopre che non è una donna, ma un uomo. Che è laureato in ingegneria, che ha un lavoro. Che le bende sono perché sai, il vicinato, mi vergogno. Che a casa sua c’è una fidanzata che dorme e lo aspetta. Che lui ha questa forma di feticismo: trovare vestiti da donna nella spazzatura e portarli in regalo alla sua ragazza. Che per questa ragazza va bene, va bene che lui stia fuori la notte a cercare vestiti per lei, va bene che lui li porti a casa perché lei li indossi, vanno bene le fughe notturne e vanno bene le bende, va tutto bene, per lei, che sta con lui da dodici anni e che ora dorme, e lo aspetta.

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