giovedì 16 agosto 2012

Quello che sembra pericoloso spesso non lo è: i serpenti neri, per esempio, o i vuoti d’aria. Mentre le cose che stanno lì, immobili, come questa spiaggia, sono dense di pericoli. Una polvere gialla che si alza dalla terra, un caldo che fa maturare i meloni dall’oggi al domani: tempo di terremoto. Sei seduta a intrecciare la frangia dell’asciugamano, e d’un tratto la sabbia viene risucchiata come in una clessidra. C’è un rombo nell’aria. Negli appartamenti a buon mercato davanti alla spiaggia, le vasche da bagno si riempiono da sole, e i giardini si sollevano e si arrotolano come onde verdi. Se non succede niente, la polvere continuerà a disperdersi e il caldo a crescere finché la paura non si muterà in desiderio. Una tensione del genere può venire allentata solo da una catastrofe.
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Non sembravo nemmeno io, quella che ringraziava i pompieri. Ho detto grazie, ma non provavo nessuna riconoscenza. Sono rimasta in disparte a guardare, respirando l’aria catramosa. Mi guardavo perdere tutto quello che stavo perdendo, e compresi perché il signor Winton era rimasto in casa.
Adesso lo so.
So che le case bruciano, e che bisognerebbe sapere cosa salvare prima che succeda. Non perché, nella foga del momento, tutto sembra ugualmente prezioso. Ma perché niente sembra valere lo sforzo, neppure la tua vita.
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Ti stai chiedendo perché una persona già minuta di suo voglia sembrarlo ancora di più? Dovrebbe diventare evidente. Non sempre quello che so coincide con quello che vorrei vedere. Anche se in autostrada, e una volta su una strada di montagna, mi sono sforzata di vedere cose che non volevo vedere. La peggiore che abbia mai visto era un corpo senza testa. Allora ho capito che non mi dispiace vedere tutto, finché mi è dato di vedere tutto.
Amy Hempel, Collected stories